giovedì 24 aprile 2014

ciao, Giuseppe

 
Ti abbiamo portato i figli di quella Serbia, sofferente e bombardata, cui volevi tanto bene e per la quale tanto ti sei speso, fino a Celle Ligure, dove hai potuto respirare le loro risa insieme a quella brezza dal mare, davanti al quale ci siamo spesso fermati, senza troppe parole che, a volte, nemmeno servivano.
Ciao Giuseppe, stavolta il mio libro ti arriverà tardi. Ma io, racconterò di te.
 



Tra quel nostro aggirarci, trasandati,
fra divise militari ed eleganti abiti da sera
in quelle ricorrenze in ambasciata serba...
tra il sorriso complice e benevolo
dell'amica ambasciatrice, che capiva bene il confine
fra la nostra sostanza e la crudele apparenza...
tra quei fogli scritti di getto,
dove finivano i tuoi pensieri che il vento sparpagliava,
davanti al bar di un piazzale romano...
 
ci siamo conosciuti.
 
Abbiamo avuto il tempo di sederci
davanti a quel tuo mare increspato,
per sognare a modo nostro...
bambini in vacanza, a dimenticare guerra...
pozzi d'acqua ad alleviare sete di giustizia...
padri e madri in quotidiana lotta per un futuro...
maldestre e improbabili gelaterie,
da dare in cambio al passato infame.
 
Oscure e maligne,
forze nemiche ti annegavano l'anima,
sguardi ostili,
che non ammettono altrui orizzonti,
ti segnavano a dito.
Noi, tra apparenti follie,
facemmo a gara di sobrietà.
 
Ma il tempo lo sa
che c'è un tempo per tutto.
Il tuo ora è andato,
il tuo gregge resterà senza l'amore.
Quello, lo hai seminato al vento,
donandolo al mondo e, fra noi,
qualcuno se ne era accorto.
L'inconsapevolezza,
mai te ne sarà riconoscente.

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"Una tranquilla domenica di sole"
di Giuseppe Torre, Arenzano, aprile 2013

Un sole splendido illumina Arenzano ed esalta ogni particolare del paesaggio intenso del cielo, completamente terso.
E' domenica. Un simpaticissimo e apprezzabile signore, sul piazzale del santuario di Gesù Bambino, vende una rosa speciale a favore d'un orfanotrofio distrutto dal terremoto in Emilia. 
Iniziativa lodevole, che accetto, perchè non è giusto rimanere indifferenti di fronte alle difficoltà, ai dolori, specie di persone così vicine a noi.
E però mi viene da pensare a quante persone, milioni, sono travolte ogni giorno dai terremoti che le nostre nazioni generano per i propri fini, scovolgendo la loro vita, distruggendola, rendendola tragica e senza futuro, mediante le guerre, le destabilizazioni, le regole economiche ingiuste, con cui le privano dell'essenziale.
Eppure a ciò non facciamo caso e nemmeno siamo capaci di comprendere quello che avviene, mascherato da tante falsità, mentre le nostre convinzioni d'essere civili e cristiani permangono ben salde. I terremotati dell'Emilia, almeno in larghissima parte, potranno contare sulle loro risorse, materiali ed umane, ma le vittime delle nostre guerre e del disordine economico e legale internazionale, no.
Esse rimarranno schiacciate dalla loro impotenza, dal potere soverchiante, sia militare che economico, dallo smisurato egoismo delle nazioni cristiane.
E' possibile che questa situazione continui, senza renderci conto che v'è molto da modificare e che c'è da rendere un poco meno dissonanti i nostri comportamenti da ciò che riteniamo d'essere?
Ho in mente la situazione del Kosovo, ma anche dell'intera Jugoslavia e delle inimicizie, degli odi che abbiamo generato in quella nazione, per frantumarla in tanti minuscoli stati, impotenti, al fine di raggiungere i nostri scopi.
C'è un dovere di giustizia da soddisfare verso quelle popolazioni e mi sovviene la parabola del Vangelo in cui si viene invitati a sospendere offerte all'altare, quando ci si ricordi d'avere qualcosa contro un nostro fratello.
E invece si gira il capo dall'altra parte, con protervia, ostinatamente determinati a non prendere atto di quelle situazioni e delle responsabilità nell'averle generate.
Avere il coraggio di guardare, di capire quello che s'è compiuto, ci porterebbe a comprendere la strada che da lì è iniziata e come veramente gira il mondo.
Anche la mia vita è stata interamente terremotata oltre quindici anni fa, con l'intenzione di porvi fine (...); con essa, da quindici anni, sono state terremotate le coscienze, inducendole a passar sopra a tutte le regole, a cominciare da quelle naturali. E tutto ciò continua...

"Con Francesco, una Chiesa nuova?"
di Giuseppe Torre, Arenzano, 8 aprile 2013

"(....) Vi sono fotografie che parlano, e non in bene, anche se nessuno s'accorge di nulla.
Ho presente quella piazza, san Pietro, il primo giorno del corrente anno.
In fondo tutti i fedeli, trattenuti da transenne, nel mezzo un amplissimo vuoto, a separarli dal Papa; in questo vuoto non i poveri, i perseguitati, gli afflitti, i costruttori di pace, i prediletti da Gesù, ma... i potenti, coloro che esercitano la coercizione - come gli spetta per loro natura, quando l'esercitano in conformità alla legge - e sono strumenti non secondari del modo di essere di questo mondo, non proprio bello.
Può capitare a qualche povero cristo, a qualche perseguitato, di vedere in qualcuno di loro il proprio persecutore, accanto alla croce di Cristo (...)."
















 

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